Forse qualche anno fa un viaggio del genere non me lo sarei nemmeno immaginato: sarà stato il turbinio della vita lavorativa quotidiana, soddisfare le richieste dei clienti innanzi tutto e così poco tempo, nonostante per lavoro abbia viaggiato tanto, per confrontarsi da vicino con le realtà e le culture dei paesi visitati e delle persone incontrate in queste esperienze anche extraeuropee.
Inizialmente Anselmo, in tempi non recentissimi, mi aveva parlato di questa sua iniziativa per poter dare ai bambini pari opportunità di accesso a cibo, salute e scuola, ma non capivo come potessi contribuire concretamente a tutto questo, con il poco tempo a mia disposizione e trovandomi dall’altra parte del mondo.
Guardando in faccia la realtà però, in questo periodo di guerre e instabilità economiche, mi sono reso conto che era giunto il momento di fare qualcosa, magari ripartendo “dal basso” (non sono fiducioso che in questo momento storico, le istituzioni e i governi siano veramente interessati a migliorare “dall’alto” le disparità sociali, in probabile assenza di un disegno di lungo respiro che governi una congiuntura geopolitica e economica così complessa come quella attuale), con piccoli gesti e confrontandosi con una realtà seria e concreta, toccando però con mano e di persona ciò a cui volevo contribuire. E qui ho ripensato ad Anselmo.
Anselmo, due parole vorrei spenderle anche su di lui: una persona speciale – credetemi, lo conosco da una vita! – che possiede una tenacia, una coerenza, un rigore morale e una precisione che gli ho sempre riconosciuto (mi servo del suo studio commercialistico direi da sempre!) e che ha saputo traslare nel suo ruolo di “mecenate” nella sua Fondazione. Questo suo rigore e precisione, applicati anche nel concreto e nell’organizzazione del viaggio, hanno fatto sì che, superati i primi intoppi logistici in Italia, tutto filasse liscio, nonostante la miriade di impegni e di luoghi da visitare, tanto che gli sono valsi il soprannome di “Comandante”, il punto di riferimento della nostra comitiva e sono stati importanti per aggregare e compattare un gruppo di partecipanti così eterogeneo, anche se motivato dagli stessi intenti e valori.
Permettetemi un’ultima riflessione su quest’esperienza. Un’accoglienza così spontanea e calorosa a noi rivolta da tutte le persone incontrate non me le sarei proprio aspettata: gentilezza, cortesia ma soprattutto senso di familiarità e condivisione, valori che stanno forse sparendo nella nostra società, mi hanno fatto sentire a mio agio, una parte, seppur piccola, di un grande progetto. Tra l’altro la dignità delle persone aiutate dalla Fondazione, che in alcuni casi davvero vivono in condizioni a dir poco di indigenza, e la capacità di regalare, nonostante tutto, un sorriso a chi li viene a trovare mi hanno fatto riflettere sulla capacità di non perdersi d’animo e di trovare il gusto e il bello della vita in ogni situazione.
Oramai tornato alla vita quotidiana e al suo tran tran, mi tornano alla mente i posti stupendi visitati -paesaggi così diversi e “selvaggi” rispetto ai nostri- e soprattutto la gioia e l’allegria racchiusa nei sorrisi dei bambini della Fondazione (assicuro, non è retorica), che, nonostante tutto, riescono a vivere appieno la loro età e a vedere un futuro e delle prospettive migliori con entusiasmo, anche grazie al lavoro della Fondazione stessa.
Tanto altro ci sarebbe ancora da dire e da ricordare, come il piacevole clima e le amicizie spontanee e sincere createsi con gli altri partecipanti, la bellezza dei luoghi, la bontà della cucina, il vero sapore dei frutti esotici appena raccolti. Penso comunque che la cosa migliore sia di raccomandare anche a voi di partecipare ad un’esperienza unica come questa!