di Elena Fracassi
Il WWF segnala un drastico calo della biodiversità e invita all’azione.
Secondo il Living Planet Report (LPR) 2024, le popolazioni di vertebrati selvatici monitorate nel mondo sono diminuite drasticamente del 73% in soli 50 anni (dal 1970 al 2020). Il calo è in continuo peggioramento, visto che nell’ultimo rapporto pubblicato nel 2020 (in riferimento al periodo 1970-2016) il dato medio era del – 68 %. Il report avverte quindi che il nostro Pianeta sta raggiungendo punti critici che potrebbero mettere seriamente a rischio l’umanità.
Il Living Planet Index (LPI) è un indice che misura lo stato di salute della biodiversità globale. Viene utilizzato per monitorare i cambiamenti nelle popolazioni di specie animali e vegetali nel tempo ed è calcolato dal WWF in collaborazione con altre organizzazioni scientifiche, come la Zoological Society of London (ZSL).
L’indice si basa sui dati di popolazione di circa 35.000 gruppi di animali appartenenti a 5.495 specie di vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) raccolti da osservatori e ricerche scientifiche.
Nel periodo di riferimento, dal 1970 al 2020, il report ha evidenziato che il calo più forte, una diminuzione dell’85%, si osserva negli ecosistemi di acqua dolce (fiumi e laghi). Gli ecosistemi terrestri hanno registrato un calo del 69%, mentre quelli marini del 56%.
Le cause della perdita e del deterioramento degli habitat naturali vanno ricercate principalmente dai nostri sistemi alimentari (agricoltura intensiva, deforestazione). Altre minacce includono l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, la diffusione di specie invasive e le malattie. Inoltre, il cambiamento climatico sta peggiorando la situazione. Le Regioni che hanno subito il calo maggiore di biodiversità sono l’America Latina e i Caraibi, dove la biodiversità è diminuita in media del 95% a causa soprattutto della deforestazione e degli incendi. Perdite importanti sono state registrate anche in Africa (-76%) e nelle zone dell’Asia e del Pacifico (-60%).
Per esempio, in Africa, per colpa del bracconaggio legato al commercio dell’avorio, la popolazione dell’elefante africano di foresta è calata del 78-81%, così come in California c’è stata una perdita dell’88% della popolazione del salmone chinook a causa del cambiamento climatico.
Nei prossimi cinque anni, sarà quindi necessario un grande impegno globale per trasformare il nostro sistema energetico e alimentare e affrontare così la doppia sfida della crisi climatica e della perdita di biodiversità.
“Nonostante la situazione sia disperata, non abbiamo ancora superato il punto di non ritorno … – ha affermato Kirsten Schuijt, direttrice generale del WWF Internazionale – Abbiamo nelle nostre mani il potere – e l’opportunità – di cambiare la rotta. Se agiamo ora, possiamo rigenerare il nostro pianeta vivente”.