Quando il clima peggiora la salute
10/01/2019
Da National Geographic - 1/2019
Il climatologo australiano Nigel Tapper ha messo le città al centro della ricerca sugli effetti dei cambiamenti climatici. Nel 2007, con Al Gore, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace con I'Intergovernmental Panel on Climate Change di cui fa parte. Le città diventano sempre più calde, per cause legate alla «natura della superficie, alle caratteristiche termiche degli edifici e alla forma e alla struttura dei centri urbani, sempre più impermeabili alla pioggia», spiega. E la nostra salute ne fa le spese.
Quanto è importante intervenire sulle città per mitigare i cambiamenti?
Nello stesso periodo in cui i cambiamenti climatici mostrano il loro impatto in molte aree del pianeta, ci troviamo di fronte a un "nesso critico" tra cambiamenti climatici, calore urbano, aumento della popolazione delle città e aumento degli estremi climatici. Nel 2009 un'ondata di calore ha provocato quasi 400 morti solo a Melbourne, e se non ci adattiamo -fisiologicamente o tecnologicamente- eventi come questo si ripeteranno.
In Australia ha elaborato un indice di vulnerabilità per poter prevedere e calcolare interventi efficaci. Un modello esportabile anche in Italia?
C'è una notevole variabilità spaziale per quanto riguarda gli effetti del calore urbano sulla salute delle persone. È indispensabile tenerne conto per poter intervenire in modo efficace. Il nostro indice potrebbe essere impiegato in Italia purché siano disponibili su scala locale -da censimenti, mappe di uso del suolo e altre fonti- tutti i dati telematici sull'età delle strutture, lo stato socio-economico, i tipi di alloggio, la copertura arborea e l'accesso agli ospedali.
L'adattamento urbano ai cambiamenti sembra più problematico nel nostro Paese. Cosa suggerisce?
Il valore del patrimonio culturale e paesaggistico delle città della vecchia Europa richiede un'attenta valutazione e interventi "su misura", ma si può arrivare a ridurre la temperatura urbana di 2°C senza alterare questo patrimonio. Per esempio, con tetti "verdi" ad alta riflettenza solare e infrastrutture verdi (alberi) irrigabili con acqua piovana. Ciò risulterebbe in strade più ombreggiate e superfici degli edifici più fresche. I nidi di termiti in Australia sono strutturati come "lame" e orientati Nord-Sud piuttosto che Est-Ovest in modo da sfruttare al massimo il calore del sole al mattino e alla sera e mantenere i nidi freschi durante le ore più calde della giornata. Sono costruzioni molto efficienti. Perché non riprodurle nelle nostre città?