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Ci ha lasciato Padre Marchi - missionario in America Latina

19/01/2021

La Fondazione Senza Frontiere ONLUS, oltre a promuovere i prori progetti di sviluppo solidale, negli anni a dato supporto a tanti progetti umanitari che ha ritenuto in linea con i propri principi di rispetto e tutela della cultura locale, e bisognosi di aiuto.
Tra questi anche la missione di Padre Antonio Marchi che ha dedicato la propria vita ad aiutare le comunità Indios del Brasile.
Di seguito riportiamo l'articolo pubblicato su Gazzetta di Mantova.




l suo ultimo viaggio nello Stato sudamericano quando ormai aveva 84 anni. I funerali saranno celebrati martedì 19 mattina alle 10 a Castel d’Azzano 
Asola piange Antonio Marchi, frate missionario comboniano, che si è spento nella struttura che lo ospitava da tre anni nel Veronese, a Castel D’Azzano. Era nato nel 1928, in provincia di Venezia.

«Ma da bambino tutta la nostra famiglia è arrivata qui nel Mantovano, ad Asola, dove mio zio è cresciuto». A ricordare la storia e la persona dello zio è il nipote, che porta lo stesso nome, Antonio: «Sono nato il 17 gennaio, ma il mio nome è legato anche al fatto che quando sono venuto al mondo ricorreva la partenza per la prima missione di mio zio».
Frate Antonio aveva preso i voti nel 1953 e aveva trovato nei comboniani la sua strada e la comunità che rappresentava la sua scelta di fede. «Era persona speciale – racconta il nipote – molto conosciuta in paese. Se mi è concessa una battuta d’affetto, lo zio incarnava, in modo positivo, quello che ognuno di noi pensa di un frate. Tutta la sua vita l’ha passata in missione, e l’ultima volta che è andato in Brasile era ormai ultraottantenne».
La sua avventura in Brasile inizia nel 1968. Da quel primo viaggio frate Antonio si legò per sempre al mondo amazzonico. «La sua missione è terminata, appunto nel 2012, quando ormai 84enne si recò in Brasile per l’ultima volta per un saluto. Ci restò comunque alcuni mesi. I suoi soggiorni erano lunghi, e tornava in Italia ogni cinque anni. Ha lavorato sul territorio e a stretto contatto con gli indios di quella terra».
«Le condizioni di vita della comunità in cui operava Antonio Marchi – si legge in un reportage a lui dedicato sul sito della fondazione Senza Frontiere onlus – erano veramente precarie a causa dell’isolamento socio-culturale di questo gruppo indios che comincia solo ora, con la presenza dei due missionari comboniani, a conoscere alcune regole igienico-sanitarie basilari per evitare malattie, nuove abitudini alimentari, elementari tecniche di crescita dei piccoli, nonché a sentire la necessità di imparare un linguaggio universalmente riconosciuto».
Dal 2012 fino al 2017 frate Antonio è economo a Limone del Garda, comune legato alla storia dei comboniani, e dal 2017 decide, da solo, di ritirarsi a Castel D’Azzano. «Ci entrò con le sue gambe, arrivando in macchina – ricorda il nipote – ed è rimasto lucido e capace di vivere una vita autonoma fino alla fine. Era stato positivo al Covid e si era negativizzato, ma il suo viaggio era arrivato alla fine». Frate Antonio verrà sepolto al Monumentale di Verona, nella tomba dei comboniani.