Quando sono partita, provenivo da un periodo di grande stress lavorativo e mi sentivo in parte dispiaciuta per non essere riuscita a “prepararmi” adeguatamente a questo viaggio, a ciò che avrei visto e vissuto in prima persona. Avevo ascoltato solamente le testimonianze di persone vicine, che erano state in visita negli anni precedenti; tuttavia, una volta arrivata, è bastato poco per scacciare questo senso di inadeguatezza, già dai primi sorrisi calorosi e accoglienti che i brasiliani ci hanno offerto. Quella sensazione di benvenuto, così genuina e spontanea, mi ha fatta sentire subito a casa.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la gentilezza, il forte senso di comunità e la condivisione che caratterizzano la popolazione locale, nonostante spesso non disponga di grandi risorse economiche. Malgrado le difficili situazioni che queste persone sono costrette a vivere, riescono a mantenere viva la speranza, mostrano sempre un sorriso, sono ospitali e dimostrano una straordinaria riluttanza di fronte alle avversità della vita. Per l’appunto durante il viaggio, un po’ perché eravamo sempre impegnati e concentrati, e un po’ perché vivevo pienamente il momento, godendomi la bellezza di trovarmi in una terra lontana, mi sono accorta di non aver mai visto un bambino piangere o disperarsi per cose futili; questo aspetto mi ha colpito profondamente e mi ha fatto riflettere una volta tornata a casa sull’importanza di alcune cose che noi diamo per scontate (anche solo avere dell’acqua per poter bere o farsi una doccia). La gioia e l’entusiasmo con cui venivamo accolti dai bambini durante le visite ai progetti resteranno per sempre uno dei ricordi più belli di questa esperienza.
Non è necessario sottolineare quanto i luoghi che abbiamo visitato, le sedi della Fondazione ( Santa Rita in particolare), abbiano offerto panorami straordinari e così diversi dai nostri, paesaggi che spero possano rimanere incontaminati e selvaggi ancora per molto. Ogni angolo visitato ha lasciato un’impronta nel cuore.
Un grazie speciale va ad Anselmo, che ci ha fatto correre tanto, ma che mi ha anche insegnato una lezione fondamentale: anche se è difficile cambiare radicalmente una società, l’importante è fornire gli strumenti giusti, soprattutto attraverso l’educazione. Come sosteneva il pedagogista brasiliano Paulo Freire, l’educazione deve essere vissuta come una pratica di libertà, e solo grazie all’istruzione e alla formazione possiamo muovere i primi passi verso un cambiamento significativo. Un pensiero critico, che nasce dall’educazione, può davvero generare una trasformazione profonda nella società.
Questo viaggio e questa terra mi hanno insegnato tanto. Mi hanno mostrato l’importanza di guardare la vita da nuove prospettive, di fermarmi, di praticare la gratitudine e di mettermi a disposizione degli altri, specialmente quando ho la possibilità di fare la differenza per chi è in difficoltà.
Come dicono i portoghesi, è difficile spiegare il significato della parola “Saudade”, unica e intraducibile in altre lingue, ma credo che, per me, il ricordo di questo paese e delle esperienze vissute racchiuda in sé tutta la profondità e la nostalgia che questa evoca.