In un parco di oltre 70.000 mq percorsi tematici e sentieri si snodano alla riscoperta degli ambienti originari della Pianura Padana: il bosco, il prato spontaneo, i laghetti, ecc. A questi suggestivi scenari si aggiungono il roseto, il frutteto, l’orto delle officinali la fattoria. Eppure, 50 anni fa, qui era tutta campagna coltivata. Anselmo Castelli ci accompagna alla scoperta della Tenuta Sant’Apollonio
Dietro ad un cancello semi nascosto dalla vegetazione, lungo una strada secondaria della vasta campagna mantovana, si nasconde un gioiello che ha interpretato l’arte del recupero in chiave ambientale.
Cosa c’era qui, prima che l’uomo occupasse tutto con i campi coltivati, le città e le zone industriali?
E’ una domanda che prima o poi si fanno tutti coloro che solcano la Pianura Padana. La risposta si può trovare nel Comune di Castel Goffredo (Mantova), grazie all’intuizione e al sogno, diventato realtà, di Anselmo Castelli. Stiamo parlando del Parco Giardino Tenuta Sant’Apollonio, di proprietà della Fondazione Senza Frontiere e sede della stessa: oltre 70.000 mq di superficie, il risultato di amorevoli cure e continue attenzioni per il verde.
La sua nascita risale al 1973 con l’intenzione di creare un’abitazione immersa nel verde.
Sono trascorsi ormai molti anni allora, ma il tempo in questo angolo della pianura mantovana sembra quasi dilatarsi per consentire alla Natura di trasmettere la sua antica armonia.
Gentile Anselmo Castelli, il Parco è visitabile attraverso percorsi tematici e sentieri che attraversano diversi habitat: il bosco di pianura, il roseto, il prato, la zona umida, i laghetti, il giardino delle officinali, il frutteto. Cosa significa aver ricreato un “giardino autoctono”?
Il mio intento è stato quello di creare un ambiente con vegetazione autoctone, anche se in spazi ridotti, i diversi scenari tipici della Pianura Padana privilegiando soluzioni in grado di ridurre al minimo le manutenzioni e lasciando alla Natura il massimo della libertà di crescita e sviluppo.
Quando è nato il Parco Giardino Tenuta Sant’Apollonio, negli anni ’70, in che condizioni era l’area?
Fino agli anni ’70 l’area in cui è nato il Parco Giardino faceva parte dell’azienda agricola di famiglia con coltivazione di frumento, granturco e foraggi per l’allevamento del bestiarne. Non esistevano zone con alberi e arbusti.
Ricorda i primi interventi e quelli più complessi?
Gli interventi non sono stati complessi perché ho iniziato recuperando piccoli appezzarnenti di terreno togliendoli alle coltivazioni produttive di mio padre, arrivando gradualmente, nel giro di 15 anni, a occupare l’intera superficie dell’azienda agricola. Per mio padre, e per mio nonno prima, l’azienda serviva a sostenere la famiglia, quindi non erano convinti del mio progetto. Io ho potuto pensare a questa trasformazione perché la mia attività di commercialista mi ha dato la possibilità di finananziare la realizzazione e mio padre è stato felicissimo di godere gli ultimi anni della sua vita in questa oasi verde. A coloro che venivano a visitare il Parco lui diceva sempre: “Io qui sono già in paradiso”.
Qual è stata la sua fonte d’ispirazione, la scintilla che le ha acceso l’idea? Sappiamo che ha viaggiato molto…
Ho sempre amato viaggiare per esplorare luoghi sconosciuti e conoscere altre persone e il loro modi di vivere. Ho visto molte foreste in giro per il mondo e in particolare mi ha colpito l’immensa e lussureggiante Foresta Amazzonica del Brasile. Dal ritorno da quel viaggio mi sono chiesto: posso avere una piccola giungla attorno alla mia casa? Mi sono dato una risposta affermativa e da quel giorno, con pazienza e impegno, ho iniziato a piantare i primi alberi e arbusti…
Il Parco che si vede oggi è il risultato di quell’idea.
Oggi il Parco Giardino è sede della Fondazione Senza Frontiere. Cosa comporta questo legame?
Per garantire continuità al Parco nel tempo, nel 1998 ho costituito la Fondazione Senza Frontiere, alla quale ho donato i miei beni immobili, compreso il Parco Giardino. La fondazione, come prevede lo statuto, dovrà curare la conservazione e il miglioramento del Parco Giardino autoctono con l’intento di salvaguardare la vegetazione tipica della Pianura Padana una migliore valorizzazione paesaggistica e naturalistica dell’area.
Atmosfera lussureggiante
L’abitazione è completamente immersa nel bosco di pianura, che lambisce e circonda gli edifici e i cortili. In questo modo, la vegetazione conferisce un’atmosfera lussureggiante inconsueta a queste latitudini.
Un giardino per valorizzare il territorio
Nel 1980, di ritorno da un viaggio in Brasile, Castelli, suggestionato dalla foresta amazzonica, decise di realizzare un’area verde ricca di alberi, di arbusti e di fiori intorno all’abitazione. Affidò l’incarico a Gianfranco Paghera, indirizzandolo alla valorizzazione degli scenari territoriali.
In questo angolo della pianura mantovana il tempo si è fermato. E la natura trasmette la sua armonia…